martedì 19 maggio 2015

MICHAEL KEATON. UNO SCONOSCIUTO ALLA PORTA, TI PIACE IL TUO VICINO?

(Clicca sulla locandina per vedere il trailer). 

USA, 1990
102'
Regia: John Schlesinger
Interpreti: Michael Keaton, Melanie Griffith, Matthew Modine, Tippi Hedren, Mako, Laurie Metcalf, Dan Hedaya, Beverly D'Angelo, John Schlesinger.


San Francisco. Una giovane coppia squattrinata (Griffith e Modine) acquista uno stabile nel lussuoso quartiere di Pacific Heights (che poi è anche il titolo originale, anche se la casa nella realtà si trova in un altro quartiere), con la prospettiva di pagare il mutuo affittando gli appartamenti al piano terra.
Peccato che scelgano il locatario sbagliato: Carter Hayes (Keaton, doppiato da Tonino Accolla nella versione italiana), truffatore senza scrupoli che nasconde un segreto...

All'indomani dello straordinario successo di Batman, Michael Keaton è divenuto una star e uno degli attori più ricercati di Hollywood grazie soprattutto alla propria versatilità.
Prima commediante in film quali Night Shift e Mister Mamma, il nostro si era poi cimentato in altri registri: drammatico (Clean and Sober), grottesco (il burtoniano Beetlejuice) e supereroistico (appunto Batman).

Ma un ruolo di cattivo al cubo ancora gli mancava: Hayes è il personaggio più diabolicamente malvagio della carriera del nostro.
Un degno erede dell'ex dentista nazista impersonato in modo magistrale da Laurence Olivier in Il Maratoneta (1976), altra opera del regista inglese John Schlesinger (autore altresì di Un Uomo da Marciapiede, che gli valse l'Oscar per la miglior regia nel 1970).

Sono più di quanto si pensi le analogie tra i due: l'impudenza derivata dalla ricchezza, l'assoluta mancanza di una moralità nel perseguire i propri piani, il fascino unito a metodi apparentemente cortesi, la capacità di rovinare la vita agli altri...

Non è da tutti riuscire a interpretare un ruolo odioso in un film cult senza rovinarsi la reputazione: in questo caso ce l'hanno fatta sia Olivier - che aveva messo in gioco il prestigio derivante dall'essere riconosciuto come uno dei migliori attori britannici di sempre - sia Keaton.

È il suo Hayes infatti il fulcro di tutta la vicenda, colui che si ricorda maggiormente dopo aver visto la pellicola, il catalizzatore di tutti i sentimenti (malevoli) del pubblico; e ai pur bravi Melanie Griffith e Matthew Modine non resta che fare da comprimari.
Come comprimaria - secondaria e pure muta - è Tippi Hedren, musa di Alfred Hitchcock in Gli Uccelli e Marnie, nonché madre della stessa Griffith (le due, tuttavia, non compaiono insieme in alcuna scena).

Una "partecipazione straordinaria" casuale?
Ovviamente no: la sceneggiatura di Daniel Pyne (curiosamente ispirata a una spiacevole esperienza personale) e la messinscena del regista sono zeppe di temi e riferimenti al maestro del brivido: i protagonisti innocenti, coinvolti per caso in un intrigo più grande di loro; il cattivo reso più interessante e perversamente affascinante dei buoni; il manierismo tecnico di alcune sequenze tra cui una nel climax che riporta direttamente a Psyco.

Peccato che Schlesinger - che pure fa una comparsata degna del suo illustre collega (è l'uomo nell'ascensore) - non sia Hitchcock.
Cosicché il film regge bene per 3/4 per poi scendere nel finale, un po' troppo prevedibile ed edificante.
Un errore che non farà qualche anno dopo Barbet Schroeder in Soluzione Estrema, dove Keaton interpreta un ruolo per molti versi simile (ma questo ve lo racconteremo un'altra volta).

Uno Sconosciuto alla Porta, "forse il primo thriller su uno sfratto nella storia del cinema" (cit. Janet Maslin del New York Times), è un giallo psicologico che turba e disturba, da non far vedere ad affittuari e aspiranti tali (o al contrario a loro altamente consigliabile, per la stessa ragione).

Michael, però - detto sinceramente - ti avremmo preferito nella parte del locatario loco...

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