giovedì 19 settembre 2013

WILLIAM FRIEDKIN. L'ESORCISTA, 40 ANNI DI LOTTA TRA BENE E MALE

(Clicca sulla locandina per vedere il trailer) 

USA, 1973
132' (versione Director's Cut integrale)
Regia: William Friedkin
Interpreti: Max von Sydow, Jason Miller, Ellen Burstyn, Linda Blair, Lee J. Cobb, padre William O'Malley.


La giovane e vispa Regan (Blair), figlia di una celebre attrice (Burstyn), comincia da un giorno all'altro a stare male e a comportarsi in modo strano.
La madre, impotente e sempre più preoccupata, non sa cosa fare; né lo sanno i tanti medici che si occupano del caso.
Dopo averle provate tutte, le viene proposto di rivolgersi ad un esorcista: chissà, magari la piccola riesce a farsi condizionare.
Arriva Padre Karras (Miller), scettico e in crisi di fede, ma Regan è posseduta davvero da un demone e al suo capezzale viene chiamato anche l'anziano e più esperto Padre Merrin (von Sydow), che ha qualche conto in sospeso col demonio in questione.

Su L'Esorcista - uscito il 19/06/1973 in anteprima a New York (in Italia fu proiettato solo il 04/10/1974), rieditato nel 1979, ripresentato al cinema nel 2000 e infine riproposto 40 anni dopo nella stessa data e per un solo giorno - si sono scritti fiumi di inchiostro: articoli di giornale, saggi e studi hanno cercato di sviscerare il film più celebre e di successo di William Friedkin, quello in grado di dare una scossa e una svolta sia al genere sia al cinema tout court (è uno dei più clamorosi incassi di sempre al botteghino ed è da molti ancora considerato il più spaventoso horror di sempre).

Moltissimi sono i retroscena e le curiosità. Alcuni esempi:
- il ruolo della madre di Regan fu proposto a Audrey Hepburn, Anne Bancroft e Jane Fonda, che rifiutarono, sebbene per motivi diversi;
- un giorno il set fu distrutto quasi interamente da un incendio scoppiato chissà come;
- accaddero numerosi incidenti e la morte di otto persone in qualche modo legate alla realizzazione del film; durante le riprese uno dei figli di Miller fu investito da una moto e portato all'ospedale in condizioni gravissime (la disperazione del padre nel film era autentica; il bambino fu successivamente dichiarato fuori pericolo);
- il regista chiese ad un prete che faceva da consulente di eseguire un vero esorcismo, ma questi rifiutò, pensando che ciò avrebbe aumentato la tensione tra i membri del cast; impartì comunque una benedizione;
- per far in modo che il fiato degli attori fosse visibile, la camera da letto fu costruita in una stanza isolata sopra la quale c'erano quattro grosse unità refrigeranti, mentre certe scene furono girate direttamente in una fabbrica di ghiaccio;
- il vomito verde che Regan sputa in faccia a Padre Karras venne realizzato con farina di avena e passata di piselli, quindi spruzzato con un sistema di tubi e pompette;
- nelle scene di esorcismo, furono utilizzati come rumori di sottofondo o di grida, registrazioni di esorcismi effettivamente avvenuti;
- Friedkin non fu la prima scelta come regista: i produttori gli preferivano Stanley Kubrick e John Boorman, ma William Peter Blatty - sceneggiatore e autore del best seller dal quale il film doveva essere tratto - li convinse della scelta del Maestro dopo essere rimasto entusiasta dalla visione di Il Braccio Violento della Legge.

Questi e altri numerosissimi aneddoti hanno contribuito all'aura di film cult e maledetto accostata fin dall'inizio a L'Esorcista.

Ma perché a distanza di tanti anni se ne parla ancora?
Dal punto di vista dello spavento, l'opera risulta un po' superata: 40 anni dopo, non si può certo più affermare che faccia ancora paura; senza contare gli epigoni e gli imitatori che nel frattempo si sono spinti sempre più in là negli effettacci orrorifici, oppure le numerose parodie che hanno sbeffeggiato e dissacrato le scene clou (quelle dell'esorcismo), entrate di diritto nell'iconografia classica del cinema di terrore.

Eppure dopo averla vista si ha ancora un senso di profonda inquietudine.
La tensione è alimentata dalla maestria registica di Friedkin, che - novello Virgilio dietro alla cinepresa - prima ci accompagna nel tranquillo contesto borghese della vita dei protagonisti e poi lo sconvolge con l'irrompere del dolore e del male in un crescendo di drammaticità e angoscia (benché non manchino episodi di humour nero e politicamente scorretto).
Nel director's cut perfino il finale vira al pessimismo.

Ma non è solo questione di tensione.
In L'Esorcista si possono trovare le paure dell'uomo contemporaneo, che teme di dover mettere in dubbio le proprie convinzioni, ma è costretto a ripensarvi col presentarsi di fenomeni che la scienza, eretta a custode dogmatica della verità, non riesce a spiegare.

Ciò che sconvolge, a pensarci, è che un rito che pare tanto arcaico - quello dell'esorcismo per liberare una persona posseduta dal diavolo - è praticato anche ai tempi nostri, che sembrano così permeati di razionalismo: invece, la vicenda è ispirata a fatti realmente accaduti. E non secoli prima!
Minuzioso è stato infatti il lavoro di ricerca sulla materia portato avanti da Blatty e Friedkin, e fondamentale l'apporto dei diversi sacerdoti - alcuni compaiono anche nella pellicola come attori - prestatisi come consulenti.

Ma ciò che il film sembra voler soprattutto sottolineare è la forza salvifica della fede: non semplice superstizione o suggestione, ma un modo di vivere diverso - dove centrali sono la fiducia, la speranza e un affidamento non fatalistico all'amore misericordioso di Dio, nutrimento e ragion d'essere di preghiere e azioni.
La salvezza per sé e per gli altri non è una via semplice, bensì una che vale comunque la pena percorrere - anche se ciò comporta un prezzo da pagare in termini di impegno e sacrifici personali.

Il Male, allora si può vincere, anche quando il compito sembra al di là della nostra portata.
Basta avere fede e saper esorcizzare i propri timori.

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