mercoledì 30 dicembre 2015

STAR WARS EP. III-LA VENDETTA DEI SITH, I DOLORI DEL GIOVANE VADER

(Clicca sulla locandina per vedere il trailer). 

USA, 2005
140'
Regia: George Lucas
Interpreti: Hayden Christensen, Natalie Portman, Ewan McGregor, Ian McDiarmid, Samuel L. Jackson, Christopher Lee, Anthony Daniels, Kenny Baker, Temuera Morrison, Peter Mayhew, Joel Edgerton, Frank Oz.


Obi-Wan (McGregor) e Anakin (Christensen) sono incaricati di salvare il Cancelliere Palpatine (McDiarmid), rapito dal Conte Dooku (Lee) e dal Generale-cyborg Grievous (i cui colpi di tosse sono doppiati da... George Lucas!).

Mentre Anakin viene preso da Palpatine sotto la propria ala, la Regina Amidala (Portman) scopre di essere incinta.
Nel frattempo Yoda (Oz) si reca nel pianeta dei Wookie per combattere i Cloni al fianco di Chewbacca (Mayhew)...

Dopo il deludente La Minaccia Fantasma e il tiepido L'Attacco dei Cloni, pochi fan della saga nutrivano ancora grandi aspettative per l'ultimo capitolo della seconda trilogia.

Per fortuna, quella vecchia volpe di George Lucas li ha smentiti: La Vendetta dei Sith è il migliore dei tre prequel, l'unico a poter essere considerato all'altezza delle pellicole originali.

Tenendo a mente le critiche dei fan per i due episodi precedenti, il regista imprime un ritmo maggiore alla storia e si concentra meno su dialoghi ed effetti speciali fini a se stessi, così da lasciare più spazio ai personaggi.

Grazie anche all'apporto di lusso di un tale Steven Spielberg - che ha curato gli storyboard dei combattimenti, specie quello finale - le scene d'azione non sono più una maniera confusa per distrarre lo spettatore, ma tornano a essere un veicolo narrativo.

Tutti i nodi vengono al pettine: l'ascesa di Palpatine, il cedimento di Anakin, la nascita di Luke e Leia, l'inizio della guerra tra Jedi e Impero.

E così, in un crescendo rossiniano di incomprensioni, frustrazione, rabbia, paura, orgoglio, vanità, deliri di onnipotenza degni di una tragedia greca o di un'opera lirica, arriviamo allo scontro finale tra allievo e maestro in un pianeta vulcanico (effetti speciali a parte, la lava che si vede sullo sfondo è quella di un'eruzione del Monte Etna, filmata da una troupe in trasferta).

È questo il climax dell'intera trilogia, che porta alla definitiva entrata in scena di Darth Vader, cattivo per eccellenza e icona principale della saga.

Al di là degli intenti narrativi, La Vendetta Dei Sith rappresenta altresì il film più militante di George Lucas: l'irruzione del tormentato Anakin al tempio dei Jedi in testa ad un esercito di cloni assomiglia ad una parata nazista a passo dell'oca; mentre Palpatine, col pretesto di ristabilire pace e sicurezza, fonda una dittatura con un discorso che potrebbe esser stato pronunciato da un qualsiasi tiranno o leader populista.

Al contrario, l'amara constatazione di Padmé "Così muore la libertà: sotto scroscianti applausi." - proprio a commento di questa arringa - riecheggia Platone ("Così muore la democrazia: per abuso di se stessa", La Repubblica).
Qualcuno l'ha letta perfino come una critica all'unanimità con la quale è stato approvato il Patriot Act di George W. Bush - che limita le libertà individuali per ragioni di sicurezza - all'indomani dell'Undici Settembre.

Considerazioni politiche a parte, non si può non rimanere affascinati da questo romanzo di formazione (al male) finalmente epico che ricorda le bibliche cadute di Lucifero e di Adamo ed Eva - ma anche il detto "La via per l'inferno è lastricata di buone intenzioni" - e che ha nel giovane, inquieto Anakin un protagonista superomistico che è vittima e carnefice allo stesso tempo.

Con questo Episodio III Lucas dà l'addio al franchise con cui ha scritto una pagina fondamentale della cinematografia, non solo fantastica.
Con un canto del cigno che lo riconcilia con i fan.

Forse a passare alla storia sarà solo la prima trilogia, ma ora che il testimone è passato con successo a più giovani filmmaker è impossibile non rendere onore a un uomo che deliziato generazioni di spettatori con la forza della propria immaginazione.

Grazie di tutto George!

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