mercoledì 25 febbraio 2015

OSCAR 2015. MAI CON QUESTA ACADEMY, SEMMAI COL KEATON

Dall'alto: Michael Keaton omaggia Alejandro G. Iñárritu, regista di Birdman; Julianne Moore con l'Oscar come miglior attrice protagonista; J.K. Simmons, miglior non protagonista.


Una Notte degli Oscar può essere ricordata più per gli esclusi e gli sconfitti che per coloro che hanno vinto?
Sembrerebbe di sì: l'uomo-simbolo di questa edizione - Micheal Keaton, mai così bravo - è rimasto clamorosamente a bocca asciutta, sorpassato a destra da Eddie Redmayne.
Un colpo di scena che ha scatenato subito furiose polemiche.

Chiariamo subito: il giovane britannico (miglior attore protagonista) non ha affatto demeritato; la sua interpretazione in La Teoria del Tutto è straordinaria, ma si ha l'impressione che sulla sua vittoria abbia pesato soprattutto l'appoggio pubblico dello scienziato Stephen Hawking, che Redmayne impersona nel film.

E non dimentichiamo che Hollywood ha da sempre un debole per le "prove dell'handicap", quando cioè il protagonista di una pellicola è un personaggio affetto da una qualsiasi infermità o malattia che induca spettatori e critici alla compassione.
Questo potrebbe spiegare anche il trionfo annunciato della Julianne Moore di Still Alice, che ha dovuto calarsi nei panni di un'insegnante affetta da morbo di Alzheimer per potersi finalmente aggiudicare la statuetta come migliore attrice protagonista dopo 4 nomination andate a vuoto.

Ma l'ex Batman non è l'unico sconfitto: tra i delusi vanno annoverati anche gli esclusi eccellenti.

Neppure nominato lo spassoso The LEGO Movie nella categoria del miglior film d'animazione: al suo posto è stato premiato Big Hero 6, probabilmente perché prodotto dalla potente Disney; mentre quello che secondo noi è il migliore e più divertente cartoon dell'anno si è dovuto accontentare solo di una nomina per la migliore canzone.

Analogo destino per la superdiva Jessica Chastain: suvvia, neanche una nomination per la sua pluripremiata interpretazione in A Most Violent Year?!

Numerosi anche gli sconfitti.
Boyhood, 6 candidature e un solo Oscar vinto da Patricia Arquette come non protagonista (non male per l'indimenticata Alabama del tarantiniano Una Vita al Massimo), ha patito la lunga distanza: presentata in anteprima al Sundance Film Festival - la festa del cinema indie organizzata da Robert Redford - nel Gennaio 2014, la pellicola di Richard Linklater non è riuscita a replicare il successo degli ultimi Golden Globe.

Anche il campione di incassi American Sniper (ha incassato più di tutti i suoi rivali messi insieme), nonostante 6 nomination, ha avuto solo un premio per il miglior montaggio sonoro, proprio com'era successo al memorabile Zero Dark Thirty nel 2013.

Per tacere di Foxcatcher (5 nomine e nessun Oscar, nonostante il premio alla regia strappato a Cannes 2014), del divertente Guardiani della Galassia e soprattutto del capolavoro Interstellar (solo un riconoscimento per gli effetti speciali visivi).

Ma allora chi ha vinto?
Anzitutto Alejandro G. Iñárritu, che grazie a Birdman si è portato a casa 3 delle 4 statuette conquistate dal film con Michael Keaton: miglior film, regia e sceneggiatura (l'ultima è andata al grande Emmanuel Lubezki: secondo Oscar consecutivo per il direttore di fotografia caro a Terrence Malick).
L'autore messicano ha dimostrato un talento e un'immaginazione notevoli, bissando il trionfo dello scorso anno del connazionale Alfonso Cuarón (miglior regia per Gravity).

Altrettanti Oscar, ma meno pesanti, per Grand Budapest Hotel: colonna sonora (Alexandre Desplat era doppiamente candidato, anche per The Imitation Game. 8 candidature e finalmente prima vittoria), scenografia, trucco e acconciatura, ma soprattutto costumi.
9 nomination e ben 4 riconoscimenti - dopo Barry Lyndon, Momenti di Gloria e Marie Antoinettte - per la costumista torinese Milena Canonero, una delle più eleganti signore della cerimonia e unico orgoglio nostrano della serata.
Bravissima!

La vera rivelazione è stata Whiplash di Damien Chazelle (un regista da tenere d'occhio): 3 Oscar su 5 nomine.
Oltre a quelli per montaggio e sonoro, spicca il premio come attore non protagonista al caratterista J.K. Simmons: nella parte di un direttore di conservatorio stile sergente di Full Metal Jacket, il J.J. Jameson dello Spider-Man di Sam Raimi aveva l'occasione della vita ed è stato in grado di sfruttarla.

Poche sorprese - o nessuna - nelle categorie cosiddette minori.
Paweł Pawlikowski è riuscito, con Ida, laddove non sono arrivati suoi connazionali più blasonati come Andrzej Wajda, Krzysztof Kieślowski e Krzysztof Zanussi: portare in Polonia l'Oscar per il miglior film straniero.
Ma l'Academy, premiando Leviathan - critica alla società russa ai tempi di Putin - o Timbuktu - dove si mette alla berlina il fondamentalismo islamico - avrebbe dimostrato più coraggio e un maggiore aggancio all'attualità di questi giorni.

Se a Citizenfour, miglior documentario, ha giovato il nome del regista Steven Soderbergh nell'elenco dei produttori esecutivi, a Selma non sono bastate le polemiche politiche delle scorse settimane: premiata solo la canzone cantata da John Legend e dal rapper Common, dopo che erano stati snobbati sia il protagonista David Oyelowo (ma almeno una nomination poteva starci) sia la regista Ava DuVernay.

Meritati infine gli Oscar alla carriera all'attrice Maureen O'Hara e allo sceneggiatore francese Jean-Claude Carrière, mentre è sacrosanto quello assegnato al maestro dell'animazione giapponese Hayao Miyazaki, che con opere quali Porco Rosso (al quale proprio Michael Keaton aveva prestato la voce nella versione in inglese: ma guarda un po' che coincidenza...), La Città Incantata, Il Castello Errante di Howl e Si Alza il Vento ha ridefinito il modo di fare cinema d'animazione.
Lui va in pensione, ma il suo Studio Ghibli - che già aveva prodotto il bellissimo La Collina dei Papaveri - continuerà a divulgare nel mondo la sua sensibilità artistica.

Speciale finito, quindi?
Sì e no: per quanto riguarda strettamente gli Oscar 2015 abbiamo concluso, ma alle porte c'è un nuovo Speciale, dedicato al vincitore morale di questa edizione.
Ormai avrete capito di chi si tratti...proprio lui, Michael Keaton.

Lo avevamo in programma già dall'estate scorsa, ma ora più che mai è divenuto attuale.
Rimanete con noi, quindi: c'è da rendere giustizia all'attore dell'anno.

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