domenica 3 marzo 2013

RE DELLA TERRA SELVAGGIA, UN URAGANO DI BAMBINA

(Clicca sulla locandina per vedere il trailer) 

USA, 2012
93'
Regia: Benh Zeitlin
Interpreti: Quvenzhané Wallis, Dwight Henry, Levy Easterly, Gina Montana.


L'intero universo è un enorme puzzle e tutto ciò che lo compone è tenuto insieme da un equilibrio piuttosto precario: quando uno dei pezzi viene a mancare, l'intero sistema collassa.
E così un gesto banale come uno scatto d'ira di una bambinetta nei confronti del padre sembra portare alla fine del mondo - o per lo meno della comunità di straccioni che abita una zona paludosa e malsana nel Sud della Louisiana minacciata da una violenta tempesta (l'uragano Katrina?) - e ad un nuovo inizio.

Opera indipendente e a basso costo di un giovane regista alle prime armi, Beasts of the Southern Wild esce in Italia col fuorviante titolo di Re della Terra Selvaggia, in distribuzione piuttosto limitata.

E questo nonostante i successi in numerosi festival nel corso del 2012 (Cannes, nella sezione Un Certain Regard, e Sundance Film Festival, tra gli altri) e presso critica e pubblico negli USA (tra i fan più sfegatati troviamo addirittura il Presidente Obama).
Senza parlare delle quattro importantissime nomination agli Oscar: miglior film, migliore regia, migliore sceneggiatura non originale (tratta dalla pièce teatrale Juicy and Delicious di Lucy Alibar, candidata essa stessa col regista), miglior attrice protagonista (la novenne Quvenzhané Wallis, la più giovane di sempre in lizza nella categoria).

Non ha vinto neppure un riconoscimento nella notte degli Oscar, però, questa storia che sa di gioco di bambini, con mostri, avventure, lieto (si fa per dire) fine compresi: una realtà vista con gli occhi di una fanciullina che mischia la sua drammatica vita di degrado con le proprie infantili fantasie (lo saranno veramente?) di riscatto e di speranza.

Tale commistione tra reale e immaginato è resa da Benh Zeitlin con uno sguardo partecipe ma discreto, e con una regia dalla mano sicura e dalle idee chiare.
Questo è il suo esordio cinematografico, ed è promettente: la nomination all'Oscar per il suo lavoro possa non diventare un traguardo, ma servirgli da incoraggiamento per continuare sulla via dell'originalità senza perdere freschezza.

Certo, ha rischiato grosso caricando il peso della sua opera sulle gracili spalle di Quvenzhané Wallis.
Ma la piccolina se la cava bene, regge la scena, con la sua simpatia ed esuberanza distoglie l'attenzione dalle pecche del film (storia non sempre comprensibile, personaggi secondari un po' macchiettistici).

Brava, sì; ma la scelta di nominarla all'Oscar come migliore attrice è sbagliata: non si può mettere a confronto una bambina che recita istintivamente con professioniste che fanno gavetta da anni cercando di affinare di prova in prova la propria recitazione, né scaraventare un baby attore nel mondo dello spettacolo creando aspettative esagerate (il caso Macaulay Culkin è un monito).

Speriamo solo che la giovane Wallis riesca a sopravvivere a tutta quest'attenzione mediatica e a crescere come una qualsiasi bimba della sua età, ricordandosi in futuro di questa esperienza come di un bel gioco, di una gioiosa parentesi in una vita che, ci auguriamo, le riservi ancora tante soddisfazioni (non necessariamente in campo cinematografico).

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